Editoriale pubblicato su: www.teleborsa.it
A prescindere da come andrà a finire la crisi ellenica (ovviamente nella speranza che, come accade sempre in questi casi, una soluzione venga trovata alla 23° ora), rimane incontrovertibile che gli accadimenti greci ci hanno fornito tutta una serie di lezioni che sarebbe da irresponsabili ignorare.
1) Nell’attuale contesto economico finanziario non contano solo i dati dell’economia reale (i numeri in sé) ma conta, soprattutto, come i mercati reagiscono a questi numeri: anche un problema non particolarmente grave o non particolarmente ampio non può più essere trascurato in quanto le aspettative dei mercati e gli attacchi speculativi possono innescare una reazione a catena non sempre facilmente controllabile. Da questo punto di vista il PIL della Grecia equivale a quello della Lombardia, tuttavia, in condizioni di stress acuto dei mercati, l’incertezza sulla crisi greca ha, in alcuni momenti, messo sotto forte pressione l’intera impalcatura dell’Euro. La prima lezione è, dunque, che anche il “piccolo” problema deve essere affrontato prima che si trasformi in un “grande” problema”: nella migliore delle ipotesi nascondere il problema o rimandare le soluzioni porta solamente ad un esborso di risorse finanziarie enormemente superiore a quello che sarebbe stato necessario stanziare inizialmente. Probabilmente con 200 miliardi di Euro la questione greca si sarebbe potuta risolvere immediatamente, ora i costi diretti ed indiretti di un eventuale default ellenico non sono quantificabili.
2) Attualmente il tempo intercorrente tra la nascita di un problema ed il suo avvitamento può essere brevissimo. La propagazione della crisi greca agli altri Paesi “deboli” quali l’Italia e la Spagna si è drammaticamente manifestata intorno a Luglio-Agosto 2011: a Novembre 2011 la situazione italiana era pressoché fuori controllo con tassi su tutte le scadenze superiori al 7% ed un differenziale sui Bund a quota 575 b.p.! Il presidente Monti non ha nascosto che, in quei momenti, nel cielo volavano già gli avvoltoi. Dunque la seconda lezione è che, purtroppo, i tempi per reagire efficacemente ad una crisi in avvitamento si sono drammaticamente ridotti, il che, ovviamente, non semplifica le cose.
3) L’attuale drammatica situazione greca ci mostra con chiarezza cosa può accadere ad un Paese nel momento in cui sprofonda nella spirale “buco di bilancio”- drastici tagli – recessione – ulteriore “buco di bilancio”. Una disoccupazione al 20%, una disoccupazione giovanile quasi al 50%, i drastici tagli a stipendi, pensioni, tredicesime e salari minimi, il licenziamento di 150.000 dipendenti pubblici entro il 2015, i bambini affidati ai preti per l’impossibilità di mantenerli, sono tutti accadimenti che dovrebbero farci tutti riflettere molto attentamente. La terza lezione è, dunque, che da un problema trascurato possono ormai derivare conseguenze di portata fino ad oggi non immaginabile.
E forse i nostri politici dovrebbero meditare con molta attenzione proprio su quest’ultima lezione ogniqualvolta abbiano la tentazione (piuttosto ricorrente) di anteporre calcoli elettoralistici e personali a ciò che potremmo definire il bene comune. Rimango infatti del tutto convinto che se un qualsiasi partito (prescindendo dalle ideologie) decidesse di “staccare la spina” al Governo Monti nell’attuale situazione non ancora stabilizzata, la mattina seguente, alla riapertura dei mercati qualcuno, come primo pensiero, staccherebbe la spina a noi.