Il punto sulla crisi – 79 / Mare Nostrum?

Pubblicato su: www.teleborsa.it

Vorrei approfittare della tregua che mercati e spread ci stanno concedendo (forse in quanto ancora basiti per il rocambolesco dietro front del Cavaliere sulla sfiducia al Governo), per fare alcune considerazioni su un problema che, ancorché non strettamente di natura economica, sta generando un grande allarme sociale ed umanitario: il dramma dei migranti nel Canale di Sicilia.
Considerazioni, per altro, forse di una qualche utilità visto che le soluzioni al momento attivate per affrontare questa emergenza destano, nell’ignaro osservatore, più di una perplessità.

Innanzitutto è necessario avere ben chiaro che l’operazione “Mare Nostrum” – che ha dispiegato un apparato di uomini e mezzi decisamente importante (5 navi da guerra, motovedette, aerei, droni, etc) – costituisce una importante missione umanitaria che riuscirà sicuramente a ridurre le stragi in mare, ma che nulla può al fine di risolvere il problema delle migrazioni dalle coste africane. Infatti, pur essendo vero che con i nuovi sistemi radar abbiamo triplicato la nostra capacità di controllo sulla porzione di Mediterraneo interessata, tuttavia le nostre navi ed i nostri aerei ben poco potranno fare per contrastare i mercanti di morte anche qualora venissero individuati precocemente in alto mare.

Più in particolare, anche intercettando le “navi madri“( da cui poi si staccano le “carrette”), ogni manovra delle nostre unità, ogni tentativo di respingimento, ogni tentativo di blocco implicherebbe elevatissimi rischi non solo per i nostri marinai, ma anche per i migranti stessi che sarebbero, ovviamente, utilizzati come scudi umani. Non oso nemmeno pensare che cosa succederebbe a livello politico, di media, di organismi umanitari se un qualsiasi tentativo di respingere o contrastare gli scafisti da parte della nostra Marina, dovesse determinare, cosa assai probabile in alto mare, una tragedia con morti e feriti, anche tra donne e bambini.

Dunque, risulta evidente come l’unica cosa che possono fare le nostre forze impiegate nella missione “Mare Nostrum” sia soccorrere i migranti, stiparli in centri di accoglienza strapieni e rimpatriarli appena possibile nel Paese di origine, innescando così un drammatico circolo vizioso. Tra l’altro, non vorrei che l’avanzamento verso le coste africane della nostra linea di controllo e soccorso (ma, come detto, non di interdizione) finisse per favorire gli stessi mercanti di morte che potrebbero essere tentati di liberarsi dei migranti molto più al largo rispetto ad oggi, proprio sfruttando la nostra rafforzata capacità di intervento.

Ma, anche riconoscendo a questa missione solamente un ruolo umanitario, quindi senza pretendere che incida alla base del problema, per quanto tempo potrà essere mantenuta in essere, posto che è attualmente finanziata per intero a carico dei bilanci dei ministeri interessati? Le difficoltà che stanno attualmente emergendo nell’ambito della predisposizione della legge di stabilità non fanno certo propendere per tempi lunghi.

E allora, tirando le somme, i timori sono due: il primo è che la missione “Mare Nostrum”, tranquillizzando la coscienza di tutti, narcotizzi la volontà di cercare soluzioni strutturali ad un problema di difficilissima soluzione data anche la disgregazione di molti Stati nord africani.

Il secondo timore è che la stessa, ampiamente pubblicizzata attraverso i media, non abbia solo una natura umanitaria, ma anche una forte connotazione politica e serva, più che altro, per “tamponare”, almeno fino all’arrivo del provvidenziale inverno, un problema che il Governo non riesce a risolvere e che l’Europa si ostina a far finta di non vedere.

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