Pubblicato su: www.teleborsa.it
Forse, ma dobbiamo vedere cosa accadrà nei prossimi giorni, il primo attacco delle Agenzie di rating non ha causato danni eccessivi al fragile meccanismo europeo: tutto sommato la Borsa ha retto, una delicata asta spagnola è andata molto bene e lo spread rispetto ai Bund è rimasto in zona 465 considerata, dati i tempi, addirittura accettabile!
Questa reazione dei mercati può essere derivata, nonostante il parere di S&P, dalla percezione di una riduzione del rischio Italia rispetto a Novembre, dal fatto che, tutto sommato, il declassamento della Francia era nell’aria da tempo oppure dal progressivo calo della credibilità delle Tre Sorelle.
Comunque sia, ciò che è certo è che non possiamo ancora rilassarci per almeno per tre ordini di motivi.
Innanzitutto, anche se non drammaticamente, la situazione dell’area dell’Euro post down grade è comunque più fragile rispetto a prima in quanto, come temuto, anche il Fondo “salva stati” EFSF ha perso la tripla A e quindi si è indebolito proprio nel momento in cui si stava lavorando per rafforzarlo. E la riduzione della potenza di fuoco del Fondo in un momento in cui dalla Grecia giunge un nuovo allarme connesso all’impossibilità di trovare un accordo con le banche creditrici non è affatto tranquillizzante.
In secondo luogo, per quanto ci riguarda, il downgrade di S&P non è come i precedenti perchè ha spinto l’Italia verso i bordi della zona “investment grade” tra l’altro con outlook negativo: se l’Italia dovesse in futuro perdere anche la tripla B – visto che ancora non si è riusciti a fare praticamente nulla per disinnescare gli automatismi collegati ai rating espressi dalle tre sorelle – si potrebbe assistere a vendite forzate di nostri titoli da parte degli Istituzionali in abbinamento ad un balzo verso l’alto dei costi di raccolta del nostro sistema bancario. Ovviamente quanto fin qui evidenziato si manifesterebbe solo qualora anche le altre due Agenzie si allineassero con i giudizi di S&P.
E qui subentra il terzo fattore di inquietudine: la caccia in branco (vedi “il punto sulla crisi” n. 19). Infatti, purtroppo, l’esperienza anche recente ci ha insegnato che le tre agenzie (che per inciso hanno anche azionisti in comune quali il fondo Capital World Investment primo azionista di S&P e secondo di Moody’s) cacciano sempre insieme e quando la prima (S&P nella fattispecie) azzanna le prede più deboli, le altre si avventano subito dopo. Fitch minaccia ormai quotidianamente l’Italia per i dubbi sulla tenuta del fronte interno, Moody’s, per il momento, non si pronuncia, ma forse sta solamente aspettando, in agguato, che la preda perda altro sangue.
Torna all’elenco completo degli articoli: “Il punto sulla crisi”