Pubblicato su: www.teleborsa.it
La prima decade di Marzo si è aperta con un avvenimento che, per la sua portata, non può essere certamente trascurato: la 2° iniezione di liquidità effettuata dalla BCE. Più in particolare, come noto, la Banca centrale ha erogato a 800 banche 530 mld di Euro a 3 anni, al tasso base dell’1% circa, che si sono sommati ai 520 mld già erogati a Dicembre.
L’importanza della doppia iniezione deriva dal fatto che, grazie alla prima tranche, il sistema bancario ha potuto, da una parte, far fronte con tranquillità alle scadenze più ravvicinate e, dall’altra, sostenere lo sforzo dei Governi (specie mediterranei) acquistando titoli di stato in modo da abbassare il costo delle emissioni.
La seconda tranche, risolte le urgenze, dovrebbe essere invece indirizzata, almeno secondo le aspettative della BCE, al sostegno del tessuto industriale ed in particolare delle PMI particolarmente in debito di ossigeno a causa della perdurante crisi. Da notare, a questo proposito, che nella seconda asta hanno fatto la loro comparsa, per la prima volta, anche le banche minori che potranno, grazie alla liquidità aggiuntiva, continuare a svolgere un ruolo di “ammortizzatore” nei confronti delle piccole aziende in difficoltà non più in grado di rivolgersi alle banche maggiori.
Ma ciò che deve essere evidenziato è che l’attivazione del duplice intervento della BCE, come detto di fondamentale importanza, è stata resa possibile solamente grazie alla radicata convinzione del presidente Draghi che fosse ormai giunto il momento di modificare in profondità il ruolo della Banca Centrale. In altre parole il presidente ha ritenuto (ed ottenuto) che, in presenza della più profonda crisi dal dopoguerra ad oggi, la BCE dovesse abbandonare rapidamente lo status, piuttosto passivo, di sentinella armata contro l’inflazione (che poteva anche andare bene una ventina di anni fa) per divenire l’unico soggetto in grado di garantire, almeno nel breve termine, l’equilibrio e la solidità del sistema finanziario dell’ Area dell’Euro.
E, far digerire ai partner europei questo nuovo ruolo della BCE – concretizzatosi prima nei forti acquisti di titoli pubblici “mediterranei”, poi nell’ammorbidimento dei collaterali accettati ed infine nelle due aste in esame – non deve esser stata una impresa facile, in presenza di una Banca Centrale creata ad immagine e somiglianza di una Bundesbank ancora scossa dall’inflazione della repubblica di Weimar.
Tanto è vero che, a seguito dell’ultima asta, il presidente della stessa Bundesbank ha tuonato contro i rischi derivanti dalla politica di credito facile voluta da Draghi a sostegno dell’economia reale. E tutto ciò nonostante il fatto, non trascurabile, che almeno la metà delle 800 banche che hanno goduto della presunta finanza allegra della BCE sono tedesche e che persino alcune grosse corporate germaniche, come la Volkswagen, grazie alle loro finanziarie-banche, abbiano molto gradito il regalo all’1% offerto dalla BCE!
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