Pubblicato su: www.teleborsa.it
Uno degli argomenti più dibattuti in questo primo scorcio di Marzo è stato sicuramente il tanto atteso sorpasso della Spagna da parte dell’Italia in termini di rendimenti e spread sui titoli pubblici. Tuttavia, questo accadimento, che può essere “splittato” in tre distinti aspetti, merita forse qualche considerazione aggiuntiva.
La prima considerazione, di natura generale, è che, se solo fino a due/tre mesi fa il nostro benchmark era proprio la Spagna ed oggi gli spagnoli vorrebbero esser più italiani, appare evidente che l’infezione da crisi, a livello europeo, è stata posta sotto controllo grazie a massicce dosi di antibiotici (interventi BCE etc), ma è anche chiaro che finché saremo costretti a convivere con una crescita asfittica e con focolai solo sopiti (Grecia, Portogallo, Irlanda etc), la prognosi dell’Area Euro deve rimanere ancora riservata.
La seconda considerazione riguarda, invece, specificamente, l’aspetto Italia. E’ importante infatti evidenziare che, se è vero che il sorpasso scaturisce anche dal severo programma di risanamento varato dal governo Monti, è anche vero che in presenza di un debito che ha superato quota 120% del PIL, di prospettive di recessione per il 2012 (-2.2% per il FMI, nonché di un Governo con contratto a tempo determinato non possiamo assolutamente abbassare la guardia. In altre parole, allo stato attuale, il nuovo corso impostato dal Premier ci sta progressivamente rafforzando strutturalmente, ma non è ancora in grado di garantirci una protezione totale da focolai di crisi di natura esogena (ovviamente al di fuori del nostro controllo): è difficile pensare, ad esempio, che un improvviso deterioramento della situazione spagnola non creerebbe, nonostante i nostri sforzi interni, gravissime ripercussioni in Italia. E’ vero, semmai, che il miglioramento del sentiment dei mercati sull’Italia nonché il ritorno di fiducia sul nostro Paese tendono a sottrarci agli improvvisi raid speculativi che solitamente hanno come bersaglio la preda più debole o ferita che forse, attualmente, non è l’Italia.
La terza considerazione riguarda, invece, la situazione spagnola in quanto non si può trascurare come il famoso sorpasso sia scaturito anche da precisi (ancorché comprensibili) demeriti iberici. Da questo punto di vista, questi demeriti non derivano solo dall’ammissione della Spagna di non riuscire a controllare la spesa pubblica delle sue 17 Regioni Autonome (1/3 della spesa complessiva), né dallo sforamento del rapporto deficit/Pil avvenuto nel 2011.
Il vero problema, soprattutto di natura politica, consiste nel fatto che il governo spagnolo ha ritenuto di ridefinire autonomamente, senza consultare i partners, il target deficit/Pil per il 2012 portandolo al 5,8% (dal 4,4% previsto), sottolineando come la decisione rientrasse a pieno titolo nella sfera della sovranità della Spagna.
Ora, visto che tutta l’intelaiatura del fiscal compact (appena firmato) poggia non tanto sugli interventi punitivi ex post, ma soprattutto sulla necessità di attivare un coordinamento e controllo dei bilanci delle nazioni durante la fase di gestazione così da evitare spiacevoli sorprese finali, risulta evidente che la presa di posizione spagnola ha immediatamente generato nei mercati forti dubbi sia sulla effettiva validità della nuova intelaiatura europea appena imbastita, sia sulla capacità della Spagna di adeguarsi a questo nuovo corso.
Se a tutto questo si aggiunge che per la Spagna è prevista una crescita negativa del PIL 2012 dell’1,7%, che la tensione sociale cresce quotidianamente grazie ad una disoccupazione al 25% e che il sistema bancario iberico continua ad essere una grande incognita, ne consegue che, forse, il sorpasso era inevitabile.
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