Il punto sulla crisi – 58 / Non sono tutte rose e fiori

Pubblicato su: www.teleborsa.it

Il grande rischio era che anche questa volta, come già accaduto nel recente passato, importanti accordi raggiunti dagli Stati dell’Eurogruppo, convinte dichiarazioni di intenti espresse da rappresentanti delle istituzioni, proclami salva-Euro pronunciati a gran voce dai leader politici, evaporassero al contatto con la realtà lasciando l’area dell’Euro in balia della delusione dei mercati e dei raid della speculazione sistemica.

Questa volta, invece, nonostante una attesa quasi tangibile ed una attenzione dei media giunta a livelli decisamente preoccupanti, il Consiglio della BCE ha varato (con il solo voto negativo dei tedeschi) un articolato programma di interventi a sostegno dell’Euro che è apparso a tutti gli osservatori credibile, equilibrato e potenzialmente efficace.

Più in particolare, nell’ambito di questa strategia denominata OTM, la BCE potrà intervenire sul secondario acquistando titoli pubblici di durata fino a 3 anni dei Paesi in fase di risanamento così da sottrarli ai raid speculativi ed impedire che gli effetti negativi di spread e rendimenti ingiustificati ritardino la manovra di aggiustamento dei conti. Da evidenziare che, al fine di non dare utili riferimenti alla speculazione sistemica, si è deciso di lasciare alla BCE la determinazione dell’importo dell’intervento (teoricamente illimitato), la scelta dei titoli da acquistare (vita residua entro i 3 anni), nonché la determinazione, caso per caso, del momento in cui far scattare l’intervento di mercato. Da non trascurare, inoltre, il fatto che, a fronte degli interventi OTM, la BCE ha rinunciato al suo status di creditore privilegiato così da non “svalutare” di fatto i titoli pubblici già detenuti da altri soggetti.

Tuttavia, ovviamente, non bisogna pensare che il descritto intervento della BCE sia tutto “rose e fiori” per i Paesi richiedenti: il Presidente Draghi, per ottenerne l’approvazione da parte del Consiglio della Banca Centrale – dove l’influenza della Bundesbank e dei suoi gregari è ancora molto importante – ha dovuto fare importanti concessioni relative alla modalità di accesso all’intervento, alle condizionalità previste, al monitoraggio post concessione.

Per quanto riguarda i primi due punti è stato, infatti, stabilito che il Paese in difficoltà debba innanzitutto richiedere l’attivazione di un programma di aiuti ai Fondi EFSF/ESM con sottoscrizione di un Memorandum of Understanding (MoU) che riassumerà una serie di impegni e vincoli sul fronte della disciplina fiscale e delle riforme strutturali; per quanto riguarda, invece, la fase di controllo e monitoraggio, la BCE si è riservata la facoltà di sospendere il programma OTM nel caso in cui il Paese oggetto dell’intervento venga meno agli impegni presi nell’ambito del MoU. Da sottolineare, a questo proposito che, sia i tedeschi, sia il presidente Draghi, riterrebbero opportuno prevedere, al fine di conferire maggior rigore all’intervento in esame, un coinvolgimento ( che non sarebbe obbligatorio) del FMI sia nella fase di fissazione del Memorandum, sia nella fase successiva del monitoraggio.

Appare chiaro che la partita si giocherà proprio su questo fronte: se i vincoli e gli impegni imposti ai Paesi assistiti saranno di portata tale da essere assimilabili a quelli richiesti a fronte di un “salvataggio globale”, anche le nuove misure descritte si trasformeranno in un ennesimo flop in quanto deleterie per la crescita e non sostenibili a livello di impatto sociale. Qualora invece non venissero imposti ai Paesi in difficoltà nuovi vincoli rispetto a quelli già richiesti o ci si accontentasse di impegni “soft”, la nuova strategia varata da BCE assumerebbe una fondamentale importanza in quanto, grazie all’abbassamento degli spread, riuscirebbe a metter in moto quel “volano” indispensabile per uscire dal tunnel.

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