Il punto sulla crisi – 69 / Dall’abbraccio europeo a Monti alla vigilanza unica bancaria

Pubblicato su: www.teleborsa.it

Non si può certo dire che sia terminata in maniera banale la prima quindicina di dicembre considerando che la stessa ha fatto registrare ben due accadimenti assolutamente non trascurabili.

Il primo riguarda l’eccezionale accoglienza che il vertice di Bruxelles del Partito Popolare Europeo ha voluto riservare al premier Monti. Questo episodio appare di particolare rilevanza poiché non costituisce solo un tributo all’indiscusso standing personale dello statista, ma soprattutto un tributo a ciò che il governo Monti è riuscito a fare, in totale emergenza, per il nostro Paese. Da non trascurare, a questo proposito, che il descritto appoggio non è venuto solo da uomini di partito, ma da soggetti quali la Merkel ed il presidente dell’Eurogruppo Junker che, al di là di essere esponenti dei popolari europei, sono tra i principali esponenti di quella cabina di regia europea da cui siamo stati malamente cacciati prima dell’avvento dell’attuale governo.

E, a ben vedere, anche le tante critiche provenienti da alcuni schieramenti politici, che hanno subito gridato alla “colonizzazione” dell’Italia da parte dei tedeschi e all’ingerenza del PPE nelle nostre questioni interne, appaiono piuttosto strumentali.

Infatti, direi che la miglior garanzia contro il rischio di una nostra colonizzazione da parte di nazioni economicamente più solide sta proprio nel ritorno dell’Italia nella citata cabina di regia, ritorno che è stato reso possibile unicamente dalla pesante risistemazione dei nostri conti pubblici operata dal governo Monti. In realtà un reale rischio di sudditanza non lo abbiamo corso adesso, ma nel Novembre 2011 quando, al limite dell’avvitamento finanziario e con una situazione politicamente instabile, siamo stati ad un passo dal dover ricorrere all’aiuto europeo. Per quanto concerne, invece, l’accusa rivolta al PPE di essere entrato a gamba tesa nelle nostre questioni politiche, in realtà non si può parlare di indebita ingerenza in quanto è ormai evidente a tutti che più si va verso un rafforzamento dell’Unione europea e più i comportamenti di uno Stato si ripercuotono sugli altri partners: la conseguenza è che non si può impedire a questi ultimi di far sentire chiara e forte la propria voce a fronte di situazioni che possano mettere a rischio la stessa impalcatura europea.

Il secondo accadimento riguarda invece lo “storico” accordo raggiunto il 14 dicembre in sede Ecofin sulla “Vigilanza unica bancaria” che costituisce un primo, fondamentale passo verso il target di lungo periodo rappresentato dall’unione bancaria europea. In sintesi l’accordo in esame, che riguarderà inizialmente 17 Paesi e che dovrà essere approvato dal Parlamento europeo, prevede che la sorveglianza sulle 200 principali istituzioni creditizie europee (quelle con assets oltre i 30 mld di Euro) passi alla BCE a partire dal Marzo 2014. Le restanti 5800 banche rimarranno sotto la vigilanza delle proprie banche centrali con l’avvertenza, però, che il loro “dossier” potrà comunque essere avocato, in caso di necessità, dalla BCE stessa.

Ovviamente l’accordo raggiunto costituisce un compromesso tra le posizioni dei Paesi periferici e quella della Germania, come dimostrato dal fatto che non viene di fatto toccato il delicato mondo del credito pubblico locale tedesco composto da circa 2000 tra Spartkassen, mutue e Landesbank fortemente condizionate dal potere politico. Ma nonostante ciò la convergenza sulla vigilanza unica appare di fondamentale importanza per almeno tre ragioni.

La prima è che l’accordo spiana la strada alla possibilità che il fondo ESM, contrariamente ad oggi, possa intervenire direttamente sulle banche in difficoltà evitando così di appesantire il debito pubblico dei Paesi coinvolti; in secondo luogo, la previsione di una unica autorità di vigilanza dovrebbe portare ad una armonizzazione delle regole (vedi, tra gli altri, il problema della diversa contabilizzazione dei crediti deteriorati) limitando, di conseguenza, la persistenza di asimmetrie concorrenziali tra le principali banche europee. Infine la vigilanza unica in capo alla BCE, uniformando i controlli e gli “standard di sicurezza” richiesti alle diverse istituzioni creditizie, potrebbe contribuire notevolmente al ripristino di quella fiducia reciproca tra banche, indispensabile per il corretto funzionamento del meccanismo finanziario, messa a dura prova da una crisi praticamente senza precedenti.

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