Il punto sulla crisi – 86 / Ma l’intervento della BCE basterà?

Pubblicato su: www.teleborsa.it

Ad inizio Giugno, dopo una lunga attesa e molti annunci, finalmente la BCE è scesa in campo varando un pacchetto di misure, forse non dirompente, ma sicuramente innovativo rispetto al passato. Questo intervento si è reso drammaticamente necessario vista la permanenza dell’Area Euro in una zona non solo al limite della deflazione (in Italia il comparto alimentare secondo l’Istat è già in deflazione), ma anche caratterizzata da previsioni di crescita non entusiasmanti. Da evidenziare, a questo proposito, come la BCE stessa abbia di recente rivisto al ribasso le previsioni di crescita del PIL nell’Eurozona per il 2014 portandole dall’1,2% all’1%.

Più in particolare il mix della misure prospettate comprende:
un intervento sui tassi di interesse con riduzione del tasso di sconto al livello record dello 0,15% e tasso negativo sui depositi overnight parcheggiati dalle banche presso la BCE;
una iniezione di liquidità nel sistema bancario attraverso la concessione di prestiti a medio termine e l’acquisto (con modalità ancora di definire) di titoli cartolarizzati (ABS) aventi come sottostanti prestiti al settore privato. Il tutto, ovviamente, con la finalità di dare nuovo impulso all’economia reale attraverso la riattivazione dei flussi del credito bancario. Date le differenti valutazioni espresse da osservatori e tecnici sull’intervento della BCE, potrebbe essere utile, a questo punto, tentare una analisi “punti di forza – punti di debolezza” sulle misure prospettate dalla Banca Centrale.

Punti di forza

  • Sicuramente, pur non trattandosi di un “bazooka”, il mix di interventi prospettati è stato sufficiente a non deludere le aspettative dei mercati (il rischio dopo tanti annunci era concreto). Anzi, a ben vedere, ha consolidato la percezione di una BCE non più solo sentinella anti inflazione (modello teutonico), ma anche attenta custode della crescita dell’Area Euro e della salute della sua moneta. Andamento dello spread e tranquillità dei mercati lo stanno dimostrando.
  • L’iniezione di liquidità a medio termine nel sistema bancario, vincolato questa volta alla concessione di prestiti alle aziende, costituisce una importante evoluzione rispetto ai precedenti finanziamenti (LTRO) essenzialmente destinati a puntellare i bilanci degli stati attraverso l’acquisto dei titoli governativi. Ovviamente sarà necessario vigilare affinché il flusso dei nuovi finanziamenti (TLTRO) dalle banche verso l’economia reale sia effettivo e non venga aggirato con escamotages di vario tipo.
  • Poiché sono proprio le banche dei “paesi periferici” ad utilizzare maggiormente il “rubinetto” della BCE, la nuova possibilità di approvvigionarsi a medio termine a tassi decisamente interessanti potrebbe “ribaltarsi” sulle aziende periferiche riducendo il gap di costo del credito attualmente esistente tra PMI periferiche e PMI dei Paesi del Centro Europa. Attualmente, in alcuni casi, le prime pagano anche il 5% in più di interessi rispetto alle seconde.

Punti di debolezza

  • In uno scenario ancora caratterizzato da prospettive assai incerte, non è affatto detto che i citati stimoli di natura monetaria portino a risultati concreti. Infatti non è affatto detto che le banche, nonostante i tassi particolarmente invitanti, decidano di spingere sugli impieghi dovendo dedicare la massima attenzione a non imbarcare ulteriore credito deteriorato, principale causa del depauperamento della già scarsissima redditività operativa.
  • Anche se le banche decidessero di voler spingere sul credito alle imprese, non è affatto detto che lo possano fare dovendo rispettare precisi limiti patrimoniali imposti da Basilea 3 e dovendo fare i conti con una tale massa di credito deteriorato preesistente da frenare ogni velleità di espansione creditizia. Poiché è ormai chiaro che questa massa di credito deteriorato non riesce a regredire con la metodologia convenzionale (vigilanza bancaria stretta, attento monitoraggio del fenomeno, crescenti accantonamenti), risulta evidente che bisognerà al più presto ragionare su soluzioni non convenzionali quali l’istituzione di bad bank private o pubbliche in grado di liberare il settore bancario dal deteriorato pregresso e rilasciare risorse da destinare al sistema azienda.
  • La BCE, a causa delle profonde differenze esistenti tra i Paesi dell’Eurozona e delle pressioni teutoniche, non ha potuto prevedere l’acquisto diretto e su vasta scala di titoli di stato per iniettare liquidità nel sistema (quatitative easing). Al contrario, ha dovuto ripiegare su un intervento meno efficace di “credit easing” consistente nella possibilità di acquistare dalle banche crediti cartolarizzati (ABS) aventi come sottostante crediti verso privati. In effetti, in questa maniera si limita il rischio di incentivare gli Stati ad indebitarsi maggiormente, ma si esclude dal “pacchetto” di interventi proprio quello strumento che molti economisti considerano il vero ed unico “bazooka” in mano alla BCE.

Purtroppo, il rischio che si corre in questi casi è che un intervento divenuto necessariamente troppo prudente per motivi politici possa migliorare le cose nel breve periodo, ma si riveli incapace di incidere in maniera strutturale su una crisi che appare resistente a tutti gli antidoti fin qui iniettati.

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